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Fondi per la ricerca a teatro - Sfida il destino facendo la cavia

La Provincia Giovedì, 6 giugno 1996
BULCIAGO. Fondi per la ricerca a teatro
Sfida il destino facendo la cavia

BULCIAGO - Angelo Colombo è salito alla ribalta delle cronache nei mesi scorsi quando ha denunciato le sue difficoltà di paraplegico in lotta con un'Amministra-zione comunale ritenuta poco sensibile. Oggi il contenzioso con il Comune sta av-viandosi a soluzione grazie anche all'im-pegno del sindaco, Emilio Cattaneo, e dell'assessorato ai Servizi sociali. Colom-bo, finalmente un po' più sollevato, ha po-tuto così buttarsi in una nuova crociata: la raccolta di fondi e, ancor prima, la sensi-bilizzazione dell'opinione pubblica in fa-vore dell'Associazione per la ricerca sulle lesioni al midollo spinale. Ha stretto al-leanza con la compagnia teatrale «Il porti-co degli amici», di Nibionno: Ha trovando l'appoggio anche del Comune di Cassago e della biblioteca: ecco perché proprio sulla piazza del municipio cassaghese debut-terà sabato sera una rappresentazione tea-trale messa in scena dal «Portico», della quale Colombo sarà ospite d'onore, anche se non il solo. Alla serata (l'inizio è previ-stoper le 21) prenderà parte il dottor Adolfo Vigasio, ricercatore di fama e brac-cio destro del professor Giorgio 13runelli, pioniere della ricerca in questo settore. Lo spettacolo che verrà proposto - il bi-glietto costerà amila lire - consisterà nell'adattamento «che ricorda la poesia e la prosa giullaresca» dei Promessi sposi. Il testo è stato appositamente scritto da Ro-mano Riva. Le musiche saranno affidate alla Corale Don Olimpo Moneta di 'Pabia-go. In caso di maltempo la rappresenta-zione verrà ospitata nella palestra comu-nale, a pochi passi dalla piazza.
«Il 96% delle persone attive che improvvisa-mente si ritrovano in car-rozzella finiscono dritte dallo psicologo. Gli altri reagiscono perché si ri-bellano: non alla realtà, cioè alla certezza che le lesioni al midollo sono a tutt'oggi da considerarsi irreversibili, ma alla con-vinzione che non esista progresso scientifico pos-sibile. Tuttora, però, nem-meno in questo 4% si è trovato qualcuno disposto a sottoporsi alle speri-mentazioni che ho subito io». Parla Angelo Colombo, il giovane bulciagheso ri-masto vittima qualche an-no fa di un grave infortu-nio sul lavoro. Faceva il muratore, nel tempo libe-ro si dedicava al pugilato e al pallone... Tutto can-cellato, in un attimo. Co-lombo è oggi l'unico ita-liano - e, a quanto se ne sa, anche l'unica "cavia" al mondo - ad avere prestato agli scienziati il suo cor-po per tentare un rimedio nuovo che potrebbe aprire una via e una speranza al-le duemila persone che ogni anno finiscono su una sedia a rotelle, «Non sono un eroe - di-ce ridendo - Sono soltan-to testardo. Quando mi sono visto paralizzato, ho cominciato a pensare: ci sono luminari come il professor Giorgio Brunel-li che a 70 anni, con tanti soldi e una bella famiglia, da 25 si dà da fare per la ricerca... Possibile che tanto lavoro debba restare soltanto sulla carta?». La scommessa • sino ad allora soltanto teorica -era: dimostrare che si pos-sono by-passare le lesioni del midollo (determinate da incidenti stradali, ma-lattie, ferite), irreversibili, facendo innesti sui nervi periferici. «Si trattava -"prosegue Colombo - di ve-rificare se, con gli anni, i muscoli paralizzati si reinnervano e se si poteva restituire un impulso nervaso e muscolare. Su di me l'operazione è riuscita e il grafico della mia ri-presa è in salita, ma sono l'unico paziente al mon-do, quindi non è possibi-le costruire una statisti-Ca». E tutti gli altri parap legi-ci? «I ricercatori - spiega Angolo - non danno mai certezze: è il traumatizza-to che deve valutare se conviene o no tentare. Nel 4% di paraplegici che si ribellano alla loro sorte, la paura ha comunque avuto finora il sopravvento: per fare l'innesto occorre ef-fettuare un prelievo da una mano e questo le to-glie, almeno inizialmente, Il 10% della forza: per chi è in carrozzella l'idea di perdere anche l'uso degli arti superiori è terribile. Ma lo scetticismo non c'è soltanto nei paraplegici: sono in molti a chiedersi se valga la pena di portare avanti esperimenti costosi e rischiosi per consentire al paziente un'autonomia di movimento tutto som-mato ancora minima. Per-sonalmente, Invece, credo si debbano ringraziare o sostenere quegli scienzia-ti che si battono per tenta-re di strappare almeno per un attimo l'essere umano dalla schiavitù della carrozzina».

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